IL SALTO DEL MIO EROE

 

 

di Paolo Gondino

 

 

Poesie  2002 - 2003

 

 

 

 

 

MU - "L'Origine del  Nulla, la Radice del Tutto"

 

 

 

 

 

Premessa

 

COME UN ARCOBALENO        LA SEMINA        D'IMPROVVISO LA LUCE        L'ABBANDONO        IL POETA        LA CORSA        SUL LIMITE DEL PIANTO

 

UN GIORNO VOLEREMO        UN ANNO DOPO        QUANDO I TENTATIVI        ESPLOSIONI        IL VAGABONDO        OLTRE IL CANCELLO

 

CANDIDE ESTERNAZIONI        GLI INCHINI        ORME        NOI        A VOI TUTTI        COME IN UN'ONDA        IL VOLO        RINASCITA

 

LA FINE        IL RITORNO        I TUOI OCCHI        SUI BORDI        IL LUPO        FERITE        LEI        L'ULTIMA TRIANGOLAZIONE        IL PREMIO

 

LA SMENTITA        GLI ORI        ATTENDO        DANS L'EAU        DESERTO        DOPO L'AMORE        E' TEMPO DI UN NOI        LE GRIDA

 

SCENDANO GLI ANGELI        UN SOGNO, ORMAI        LO SBAGLIO        MENHIR        L'ARCA        TRE        MAGICHE LEGGI        L'ALTOPIANO

 

IL FOGLIO        NON NEL MEZZO        PROVVIDENZA DIVINA        HO LASCIATO LE PORTE        VEDO E VA        STELLA CADENTE        IL RAGNO

DOMINI        A BRACCIA ALZATE        LE GAZZE        LA GIOSTRA        IL TEMPO        IL GIOCOLIERE        A UN SEMAFORO        IL MONACO

 

 

IL CAPPELLO        ATTENDO LA PIOGGIA        E        DODICI NOTE        FINALMENTE        I SEGNI        L'AGO        LA FRECCIA        LA STRADA        IL NIDO

 

 

NOI IMMORTALI        NON AMO cortés        LA ZATTERA        OLTRE        IL PERCORRERE        PERSA LA TENSIONE        PRIORITA'        TSUNAMI

 

 

UN PO' D'ACQUA        TUTTO E'        SE AVESSIMO ALI        IL SUONO DEL VENTO        SANPAI        UNO  MILLE  NESSUNO

 

 

Shoun

 

 

 

 

 

 

Premessa

 

 

"Un uomo che camminava per un campo, si imbatté in una tigre. Spaventato, si mise a correre, ma giunto sull'orlo di un precipizio scivolò, riuscendo ad afferrarsi alla radice di una vite selvatica.  Si lasciò penzolare nel vuoto, mentre la tigre lo fiutava dall'alto. Tremando, l'uomo guardò giù, dove, in fondo all'abisso, un'altra tigre lo aspettava per divorarlo.  Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco ed uno nero, cominciarono a rosicchiare piano piano la vite. L'uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l'altra spiccò la fragola. Com'era dolce!"

     

In queste pagine si racconta di un enigma, di un Koan che nemmeno cento vite basterebbero a risolvere, ma se il fragore di una foglia quando tocca l’erba, squasserà un giorno le nostre menti, più nessun dubbio ci prenderà per mano e i riflessi di mille arcobaleni ci attraverseranno, finalmente ignari di noi.  

 

 

 

 

 

 

 

COME UN ARCOBALENO

 

Le difese avvolte in pietose spirali

spargono polvere sulle mie macerie

e nuovi grandangoli a stento accolgono

realtà colme di troppa arroganza.

I sogni interrotti da passi convulsi

osservano al buio i contorni andati

ma la luce è oltre e ha bisogno di assenze

come un arcobaleno che corre sul vuoto.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SEMINA

 

Non so dire se è stata follia

entrare con gli erpici nel mio immobile prato

per tentare una semina che ha sapore di ultimo.

Gli irrisolti salgono a nebbia dalle zolle scoperte

e i pensieri non più contenuti si allargano a macchia

cercando ansiosi le falde per giungere al mare.

Il sole chiama a un gioco estremo che profuma di vita

e io contadino del tempo, mi lascio invadere

dall’essenza profonda del ricordo di me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

D’IMPROVVISO LA LUCE

 

D’improvviso la luce illumina

l'immane tragedia di ogni esistenza

e la beffa del divino equilibrio

scende spavalda in ogni respiro.

Forse è tempo di abbandonare la nave

ma perdersi in un mare

su cui viaggiano lenti i velieri

che libero arbitrio sarà?

E allora continuo a vivere

immaginando chissà quali armonie

col ridicolo che sovrasta furioso

e occhieggia con un ghigno ormai noto.

Io affermo di andare in fondo alle cose

ma sempre mi arresto

di fronte all’ultima porta

dietro cui si cela la chiave del nulla.

E non bastano secoli davanti a un muro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ABBANDONO

 

L’abbandono è piovuto dal basso

e ha colato gocce di cera sul mio stupore

io che mi credevo al sicuro

lontano, su spiagge di roccia.

Così profondo è stato

da strappare le sete e i broccati

e illuminare a giorno i detriti

lasciati da maree per nulla pietose.

Ma nuovi occhi chiamano piano

offrendo inviti a me solo rivolti

e io li scorgo appena

fra i rumori che mi affollano il cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL POETA

 

Il poeta è malato di realtà.

Le corse nei suburbi di città irreprensibili

lo sfiancano, spingendolo contro muri di silenzio.

Attorno a lui dita indicano percorsi obbligati

e fotocopiatrici sparse su strade impolverate

lo invitano a partecipare, complice, 

al moltiplicarsi di tanto orgoglio.

Ostentate abilità nel creare mosaici perfetti

gli aprono spiragli di assoluta impotenza

attraverso cui filtrano 

i mille inadeguati del suo passato.

 

Ma il poeta ha ombre calde e colorate

dense di suoni e di umori

spazi attraversati da tempi infiniti

dove chiedere pietà per il proprio esistere.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA CORSA

 

Ricordi il cavallo che ruppe il trotto

scomposto, goffo, a un passo dal nulla

la corsa è un sogno

siano gli altri a guardare

armonie di muscoli tesi nel volo

il poeta è cieco, a lui solo il sibilo

di un'aria trafitta da un infinito possibile.

Gli strati affettuosi ricoprono appena

follie sempre più necessarie e i versi

trattengono a stento connessioni di sangue

che un dio arrogante lasciò in pegno.

Il poeta percorre le lisce pareti

della sua anima implosa e non sa

che la vita lo osserva da tempo, in attesa.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SUL LIMITE DEL PIANTO

 

Vederti, toccarti, respirare dalle tue labbra

sono ali che scuotono arie stagnanti

e allontanano dietro angoli complici

le incertezze sui miei punti di fuga.

Le mie biglie di vetro corrono

insieme alle tue in un gioco di suoni

e trasparenze sottili confondono passi

da tracciare su sabbie sempre più consumate.

Tu parli e intorno disperdi profumi

che tutti vorrebbero stringere forte

io adesso ne catturo l'essenza

e mi colmo sul limite del pianto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN GIORNO VOLEREMO

 

Un giorno voleremo con ali approssimate

sui confini dei nostri abbandoni

a un passo appena dal grande riscatto

là dove i colori, pazienti, attendono.

 

 Gli occhi vorrebbero tornare dai padri

ma giungle di forse, di appena, di quasi

frappongono un incerto che odora di buio

e i senza posto protendono mani segnate.

 

Chi ha voce percuota i fragili cembali

chiami a raccolta le bozze incompiute

perché il segreto è nel tendere l'arco

il colpire nel centro soltanto illusione.

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

UN ANNO DOPO

 

Adesso che le colline ricoprono di attenzioni

le profondità dell'inverno

mi ritrovo, vuoto di tempo, a osservare incredulo

come uno pseudonimo troppo affrettato

un passo di donna sul porfido intatto.

Frotte di colpevoli impotenze corrono avanti

e occhieggiano spavalde dietro angoli d'affetto

lasciando senza nome il segnalibro d'argento.

Vorrei un già trascorso, un avanti c'è posto

ma lacci stretti alle caviglie

rovinano a terra il fantastico curvarsi dei giorni e dei corrimani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUANDO I TENTATIVI

 

Quando i tentativi abbandonano

gli ultimi residui di dignità

si avverte l'approssimarsi di un suono acuto

che penetra i silenzi da sempre in attesa

del muro di carta velina su cui lasciarsi ingannare.

Architetti sapienti hanno alzato le mani

affidando a nere formiche i bianchi gessi

con cui tracciare i segni di fondazioni profonde.

Forse è giunto il momento di spiegare le ali nascoste

lasciare la presa e provare a volare.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ESPLOSIONI

 

Dopo una vita precipitata

a inseguire equilibri assoluti

e a lacerare le anime vicine

con richieste di paradossali complicità

mi trovo a vagare in terre di nessuno

sorprendendomi a comprimere spolette

che dilaniano i miei residui di dignità.

L'immobile velocità che accompagna

l'urlo silenzioso dell'esplosione

deforma l'intorno fondendo la compassione

in corde d'acciaio che si stringono al cuore

mentre stalattiti vecchie di ansie

si staccano in sequenze inesorabili

e trafiggono ogni desiderio di continuità.

Quando i bagliori delle mine

avranno abbandonato gli orizzonti increduli

i miei occhi seguiranno i tuoi passi

adagiandosi nelle orme che da sempre

attendono la libertà dei nostri respiri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL VAGABONDO

 

Rocce a picco

come torrioni di un castello armato

ospitano schiere di fanti

a difendere onori glorie passioni

forse inganni certo sorrisi.

Il vagabondo che arriva

leggero di piume

guarda sorpreso le alte mura

scorge le lance le spade

ode i rumori di corse affannose

eccolo è lui attenti che viene

vorrebbe fuggire

ma il profumo è antico

riconoscerlo è un attimo

così porta alle labbra

un flauto di Pan

e inizia a suonare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OLTRE IL CANCELLO

 

Oltre il cancello mi sporgo incredulo

con una domanda sussurrata in mano

e guardo andar via il tempo a venire

sul furgone scoperto che trabocca di affetti.

 

Riprendo a tessere fili di kevlar

immaginando appena equilibri assoluti

ma gli oggetti si infilano in faglie improvvise

lasciando vuoti su cui si infrangono i sogni.

 

Ai margini, in silenzio, si affaccia un possibile

ha i colori in attesa, le preghiere al vento

non comprime distanze, non annulla ricordi

ma lancia ponti su cui si rincorrono i bimbi.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CANDIDE ESTERNAZIONI

 

Candide esternazioni mi spaccano il cuore

lo raccolgo tra montagne di immondizie

in voragini lasciate da esplosioni attente

e lo ricompongo in ideogrammi tracciati

su lunghe bandiere nel giallo giardino.

Non esistono polizze che assicurino il tempo

impiegato dal vento a cancellare i miei segni

nemmeno sterzate improvvise o voli notturni

così sovrappongo come un Sisifo a caso

le mie apnee a selve di finti respiri.

Non so che farmene di mani allungate

ad accendere luci, a sorreggere ansie

prospetti e sezioni sono stati tracciati con acquarelli leggeri

la frenata è dolce e il puzzo di gomma bruciata

chanel per le vostre narici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GLI INCHINI

 

Lontano è il ricordo di consigliate arroganze,

di un io impostato in default a soggetto

che esplode certezze strette tra i denti.

L'arciere volge lo sguardo all'umile terra

per non ferire i respiri che lo avvolgono stretto

e da lei riceve ragioni per il suo cammino.

Gli inchini risolvono enigmi, koan imprendibili

sfuggono alle spire di una mente paurosa

per esser trafitti da frecce incuranti del centro.

Ad altri le risposte del dio di turno,

il silenzio soltanto per i pochi innocenti

che non hanno più chiavi né porte da aprire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORME

 

Insieme guardiamo

le orme lasciate

da un noi abbracciato,

increduli di tanta armonia.

Alle spalle il tempo

ha richiuso le faglie,

soltanto orizzonti

a oriente e occidente.

E i tuoi occhi

entro cui

il nulla.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOI

 

La memoria delle nostre lontananze

non colma il vuoto lasciato dalle mani.

I respiri si cercano

la pelle implora noti percorsi di labbra

e il tempo attende di essere allungato.

Sfiorare il tuo corpo è infilarsi in spiragli di assoluto

dove lo spazio si curva a raggiungere se stesso

e gli infiniti si uniscono, avvolgendoci.

Sorge così una variabile ignota che frantuma le menti

lasciandoci liberi di sussurrare voli imprendibili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A VOI TUTTI

 

Un caldo fluire di armonie diffuse

mi sorprende e mi avvolge.

Mi lascio scomporre

arrendendomi a dio

e affidando all'intorno

la mia parte del tutto.

Così scorgo i fili

luminosi e attenti

che mi legano a voi

miei compagni di vita.

Come siete splendenti

nei vostri respiri !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COME IN UN’ONDA

 

Mi sei seduta accanto

la tua gamba si muove

circonda le mie

e tu mi abbracci.

Come in un'onda

mi immergo

dimentico di me.

       

 

 

 

 

 

 

 

 

IL VOLO

 

Con un volo

impedito da umili attese

accetti che il tempo

ti attraversi piano.

Ma io scorgo le tue splendide ali

spiegate sui nostri sorrisi

e lascio che siano cielo

per i miei orizzonti.

Leggerezze antiche ci avvolgono

e i colori tracciano su noi

le mappe di cammini alati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RINASCITA

 

L'amore con te è una preghiera

che sale ad aprire le porte

di un infinito disposto alla resa.

Sempre stupisco del mio continuo rinascere

mentre sfioro in silenzio le pareti di un'anima

percorsa da tracce lasciate da dio.

Tu, genesi eterna

offri alla vita il cenno di un sì

e a me l’occasione di un ultimo inchino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA FINE

 

Un attimo prima della fine

i confini del tuo volto

si scavano di assoluto

per accogliere le ragioni dell'esistere.

I miei occhi accarezzano

la profondità del tuo calco

e una nenia antica mi avvolge

sollevandomi da terra.

Esplodi silenziosa

con la dolcezza di un respiro

e la luce intorno non basta

a contenere il fragore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL RITORNO

 

Per due anni dietro sbarre di piombo

ho stretto in mano il mio passato

tamponando a stento antiche espiazioni.

La vecchia casa ora attende carezze,

pettinerò i sassi fino a che la memoria

se ne andrà fra le onde dispersa dal vento.

Divini infiniti riempiranno le crepe

si tenderanno ancora le corde dei liuti

e suoni noti colmeranno gli spazi.

L'indigeno nudo, che non teme le altezze

salirà finalmente sulla cima del tempio

e getterà nel vuoto i gialli calzari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I TUOI OCCHI 

 

I tuoi occhi scendono sui fondali dell'anima

e sussurrano un assoluto al di là del tempo

ma sabba infernali annodano il respiro 

e io mi appoggio, sfinito, ai margini del nulla.

Mai dunque si smorzerà l'eterno oscillare

il continuo ossessivo interludio

tra felicità assoluta e assoluto sgomento?

L'inganno di un termine cadrà con la neve

e le frecce trafitte da un contorno impossibile

lasceranno una traccia arrossata di me

che in ginocchio guardo il mio cuore impazzire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SUI BORDI

 

Chi accompagnerà i miei gesti ritmati

ad accogliere il rito di impassibili onde

su cui vagano le mie paure di padre?

Forse che un cuore impietoso potrà mai udire

sentinella all'erta di profumi taglienti

i gemiti della mia anima assorta?

Io vivo sui bordi dell'alba

e attendo che un suono mi colga in volo

segnando di numeri il posto vacante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL LUPO

 

Vestirò alfine le mie sembianze di vita

occupando lo spazio predestinato

e lasciando le osmosi fluire

tra gli anelli delle mie catene.

I denti bianchi sorrideranno alla luna

e saranno monito per chi ancora oserà

negare il volo dei miei leggeri gabbiani.

Allora,  germi di morte mi invasero il cuore

ma un tremendo ululato li spazzerà via

e io guarderò nel profondo degli occhi

il mio lupo mancino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FERITE

 

Ferite a strascico hanno percorso la pelle.

Fili di vita annodati sulle labbra sfrangiate

non trattengono sangue e umori,

le foglie rosse cadendo lasciano senza impressioni

la pellicola della memoria.

Solitario autoscatto a ingannare l’interrotto.

Curvare il rame  curvare il legno  curvare lo spazio

usando il tempo come divino strumento

per affidare al Gange la pira infuocata

ricolma di tensioni sempre più circolari.

Ed il ventricolo sinistro segnò un ++++.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LEI

 

Attivata dalla giusta sequenza, arriva

cancella le memorie di una vita

e mi porta in cambio

come sempre da venticinque anni

la testa di dio

su di un piatto di platino.

 

A che serve aver scampato buchi

di folli proiettili ipodermici

se ora sento il dito di cenere

premuto contro la mia fronte

io segnato marchiato infame

con croci di sangue sulle mie porte?

 

Sono tornato qui dove lei si nasconde

per l’ultimo scontro

ma la spada che mio nonno mi affidò

giace tra la polvere degli affetti

e le mie mani tremano

al pensiero di afferrarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'ULTIMA TRIANGOLAZIONE

 

L'ultima triangolazione ha esaurito l'inerzia

di un'attesa troppo a lungo protetta

cancellando in un soffio le stazioni a venire.

La fune dell'ancora è stata recisa,

il sole non lascia più ombre

sulle impronte di sabbia.

Rimane l'ansia curvata nel rame

per una compassione che ancora non scende

a sfiorare la terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PREMIO

 

Il senso è stato alfine svelato,

il compito con fatica assolto.

Immaginavo un premio

un plauso attestante il prostrato inchino

che riconsegnasse ai miei occhi

la realtà perduta negli abissi del tempo.

Pensavo che un velo, un velo appena 

di acquisita saggezza

potesse coprire di pietas antica

l'amato intorno.

Ma non è questa la fine

che già scritta attende

il capo ricurvo.

I contorni solo più accennati

mi definiscono a stento

dopo che per tre volte il dio amore 

ha stretto a sé la mia immagine

invano.

Così percorro l'ultimo tratto

senza ceselli

e dietro intatta

la foglia d'oro

finalmente risplende.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SMENTITA

 

Come sempre l'amore

segna il contorno

di paure urlate

che rapide fuggono

lasciando stanchezze

colorate d'affanno.

Urge l'inchino

a un dio a caso

che solchi la fine

di terrori antichi

alchimia del due

fuso nell'oro.

Nasceranno spazi

curvati dal tempo

e taciute armonie

colmeranno ogni vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GLI ORI

 

Gli ori ricoprono le ansie infantili

avvolgendo i colori nell'ultimo sonno

e chinano il capo dinnanzi al tempo 

appena stupiti dal suo punto di fuga.

Io mi accingo ardito alchimista

a unire distanze fra terra e amore

mutando gli specchi in arcobaleni

e osservando la luce curvarsi al passaggio.

Ma sono sul taglio tra la vita e un sogno

in equilibrio sulla soglia del nulla

e la fatica è grande nel trattenere il volo

delle mie invisibili ali da sempre in attesa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTENDO

 

Attendo gli spazi

colmarsi di te

inventando inganni

che il tempo acconsente

mentre sfioro le corde

della tua anima

bimba

e osservo il suono

invaderti dentro.

So che ascolti

appena in silenzio

e lasci cadere

le tue reti sul fondo

io guardo i pesci

spiegare le ali

verso cieli infiniti

e ti stringo le mani

ancora una volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DANS L'EAU

 

Ricolmo di vuoti arrendevoli

mi confesso incerto di me

guardando scorrere la vita intorno.

Sapiente artefice di gabbie sottili

osservo il merlo dal becco d'oro

attraversare lo spazio ricurvo

e ruotando lo sguardo

lo colgo immobile sul ramo più alto.

La freccia non segna l'ultima stella

e l'arco d'acciaio percuote la terra

incurante del seme che attende la pioggia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DESERTO

 

Disarmonie

confondono tracce

colme di tempo

e sabbia ricopre

di parole attente

un passaggio di noi.

Deserto orizzonta occhi pietosi

e stanchezze rifugiano coraggi a perdere.

Abbandona i liberi, vola sontuosa di colori imprendibili

mentre un suono assoluta l'aria intorno !

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOPO L'AMORE

 

Dopo l'amore

veli d'organza

avvolgono realtà disattente 

e tu dervisci danze in tondo

splendido sorriso

al mondo in attesa.

Ti lasci percorrere

racchiuso universo

dalle mie mani infinite.

Incurante del tempo

espandi armonie

che mi attraversano piano.

Hai gli stessi colori

di una pace divina

e coglierli è stato

abbandonarmi di me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' TEMPO DI UN NOI

 

I vuoti a sorpresa

sono stati colmati

da passanti di turno,

arriva stupore

di effetti a lato

ma la luna è intera

e annega il viandante.

E' tempo di un noi

a soggetto di tutto

che urli amore

e tagli le corde

di chi avvinghia

a te e a me

i suoi pesi di morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE GRIDA

Magneti urlati

da iene annerite

avvicinano ombre

che dissuadono linee

fuse d'amore.

Con un battito d'ali

tornate nel cerchio

viandanti divini

a ritrovare percorsi

luminosi da sempre.

Verticali improvvise

confondono acque

calde e aperte

ma la spada è possente

in mano al guerriero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCENDANO GLI ANGELI

 

Distendo le braccia

movendole piano

e mi alzo in volo

attraversando i sogni,

aquila implume

coraggiosa di vuoto.

La lunga preghiera

accarezza il vento

avvolgendo di pace

le amorevoli mani.

Scendano gli angeli

a colmare intervalli

per i miei bimbi in attesa

e per me che imploro

l'ultimo inchino

a chi ancora non so.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN SOGNO, ORMAI

 

Forse il tuo tempo

con saggezza divina

addossa le scale

a piccoli muri

non a nuvole

gonfie di altezza.

Ho parlato tutti gli idiomi

d'arte di cuore

di pelle di mente

e ora non so

se il distacco, l'attesa

hanno senso d'amore.

Lascio ali le tue

planare su padri fratelli figli a metà

lascio paure le tue

nutrirsi ancora di passati remoti

vorrei, reale, un noi

ma è sogno, ormai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LO SBAGLIO

 

Vivo in un sogno

di suoni ventosi

di spazi accorti

di vista profonda

ma altri che amo

vedono gabbie

vuote paure

da cui fuggire

o non arrivare.

Io sono il sogno

e continuo l'inchino

al maestro sbagliato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MENHIR

 

Ho innalzato al cielo

menhir in cerchio

con fatica di vite

mille chissà.

Ora nel centro

sono pronto al volo,

alzo lo sguardo

il silenzio intorno.

Ma la chiave

ha segni di luce

da un lato soltanto

ed io non so, non so.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'ARCA

 

Ho issato la lunga bandiera

sul tetto dell'arca

chiamando a raccolta le coppie

dei miei apparenti contrari.

Il primo giorno di un mese d'autunno

si alzeranno i ponti si gonfieranno le vele

e la speranza dell'ultimo viaggio

seguirà la rotta tracciata da tempo.

Non so dire di un ritorno possibile

con racconti di coste viste dal mare,

il capitano è solo davanti al suo nulla

e le statue di sale a terra, nel porto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TRE

 

Ora che il due

ha risolto l'enigma,

trinità fluiscono

alla ricerca del centro.

Fuoco acqua aria

adagiano terra

sulle ciglia colme

di orizzonti vegliati

e la rotta sapiente

percorre i vertici

svelando angoli

segnati di stelle.

Così il tempo

dissolve sé stesso

ed eterni risplendono

l'universo e noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MAGICHE LEGGI

 

Riposti ormai stanchi i colori

conclusi con lente spirali i sogni

l’anima appare e risolve d'un tratto

gli ultimi dubbi.

 

Magiche leggi di numeri antichi

offrono simboli ai viandanti del tempo,

 mani eterne che più non sanno afferrare

silenziose accompagnano il volo degli angeli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'ALTOPIANO

 

Con un bacio 

sono con te

sul nostro altopiano

a un passo dal sole.

Smarrito il tempo 

in labirinti d'amore

luce avvolge 

labbra innocenti

pelle immemore d'angoli

mani senz'ansie d'arrivo.

Silenzio è intorno

se ne ode il suono

colmare l'aria,

respiro divino.

Il resto è immobile 

in attesa del nulla.

 

Dopo, la nebbia

scende sugli occhi

a mitigare i contorni

di realtà ritrovate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL FOGLIO

 

Con matite forgiate da speranze assolute

ho segnato fissato i miei punti di fuga,

universi possibili dietro la luna

io, ingegnere di razza in cerca d'enigmi.

Ma gli equilibri tesi su linee a convergere, 

scomparsa la fine per reale incanto, 

hanno perso sé stessi sul foglio impazzito

divergendo in danze ubriache di segni.

Ho conosciuto il gesto di chi semina amore,

le mani ora stringono vuote il mio specchio

ruotando al ricordo di orizzonti sognati

mentre un lungo respiro la tua ombra distende.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NON NEL MEZZO

 

Il fulcro della piccola leva

sfoglia le forze

e scorre a cercare il giusto orizzonte.

 Quantità distanti, qualità di piombo e di piume insieme.

Lunghi cammini l'eroe ha dinnanzi

- non nel mezzo la fatica è riposta -

mai l'attesa rivolge lo sguardo

alle spalle del tempo.

Così continua il cadere

ma solo gli sciocchi gridano attento!

i bimbi e i folli sorridono piano

scorgendo le ali racchiuse nel volo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROVVIDENZA DIVINA

 

Come spiegare ai bimbi in attesa

la scomparsa del supremo equilibrio

provvidenza divina

di fronte a cui uomini, timorosi ma certi

chinarono il capo?

 

Gli alibi degli assassini d'orizzonti

stuolo di vampiri procacciatori di finito

hanno scavato arroganti voragini

dietro l'emisfero splendente della luna

ridendo all'urlo del vento nel vuoto.

 

Su vette imprendibili

santuari d'amore

eterni offrono preghiere a dio

tracciando mappe

per i bimbi in cammino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

HO LASCIATO LE PORTE

 

Ho lasciato le porte

arrendersi al vento

e la memoria fuggire

sorridente di me.

 

Dismessa l'ansia

di un unico centro,

abbandono anche l'ultima legge

avanzando ormai cieco

sulle orme dorate.

 

Lontano, la voce

del mio angelo ignoto

attraversa i rumori

guidandomi a sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VEDO E VA

 

Vedo

come un vecchio orologiaio

dietro i quadranti tempestati di brillanti

l'ingranaggio quasi perfetto che regola il fluire 

di un tempo minuscolo autarchico e codardo.

La mia schiena non regge l'inchino

ai falsi equilibri delle riserve di caccia

dove le chiuse a cadenza settimanale

aprono il flusso agli intrattenimenti dell'anima

VIA allo spettacolo della vita.

Rendete onore agli eroi con baionetta ed elmetto

che ogni giorno combattono senza un nemico

sulla trincea dei loro terrori

aspettando che suoni a sera

la sirena per la fine dell'ennesima replica.

 

Il mio eroe saluta 

e va.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

STELLA CADENTE

 

Depositati i contratti liberamente firmati

acquisite agli atti le scelte di campo

non vi rimane che sovrapporre ai vostri, gli orizzonti comprati

certi di un collimare quasi perfetto.

Poco importa se tutto è gioco di figurine scambiate

o date in pegno per chiusure stagne a prova di vuoto

i patti di sangue sanciscono il termine di vite vendute

concedendo lamenti riconoscenti e riconosciuti.

 

Un cuore ormai saggio, stella cadente,

ha diviso a metà la mia impotenza

liberandomi dell'ultimo carico di pesi non miei

e ora cammina al mio fianco in un cielo segnato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL RAGNO

 

Erano sbarre di gabbia

ora sono ragnatele

appiccicose a catturare prede

per il ragno in attesa.

Io, che credevo di tessere

morbidi scialli su spalle amate

e allontanare così 

il freddo e la morte.

A lato, grumi di scena 

inducono aritmie 

e tracciano confini 

per solitudini antiche. 

 

Lo sguardo non attraversa la vita

ma le curva intorno

sorregge l'equilibrio del tempo

e risolve l'enigma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DòMINI

 

Cerco i miei arcobaleni

tra cristalli

levigati con frequenze sinusoidali

da troppi voler essere.

 

I periodi

interrotti da reali impotenze

ischemizzano desideri d'eternità

opacizzando profondità di campo

aprendo spazi a silenziosi dòmini extrasistolici.

 

Ma cosa c'entra l'amore in tutto ciò

ditemi, cosa c'entra, ditelo a me

che ho scritto, parlato, costruito

due anni di vita su scale senza pioli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 A BRACCIA ALZATE

 

Le braccia rimangono alzate

per offrire alle mani,

libere dallo stringere,

l'ascolto di sogni alti, lontani.

Sembrerebbe una resa

ma guardate la punta dei piedi

che ormai non tocca quasi

le sabbie del deserto.

 

Un bimbo sotto la pioggia

attenua l'ansia di un cuore incerto

rifugiandosi al riparo di mani

aperte a ombrello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE GAZZE

 

Chiamatemi folle, inutile, povero

io lontano

dai miei bimbi in cammino

da una compagna in attesa

da una vita vissuta.

Ma qui, chi ascolterà il vento

parlare alle foglie dell'alto pioppo

chi accompagnerà i colori

a sfumare nel rosso

chi osserverà le giovani gazze

saltellare nel campo?

Piccole chiavi

hanno bisogno di mani

per aprire porte

invisibili ai più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA GIOSTRA

 

Gira gira tonda tonda

mai si ferma come l'onda

che cancella orme  appena

sulla sabbia  che gran pena !

 

         Pensavo credevo      certo

    di centro acquistato      permanente

        mente elaborante      assiomi

su polvere di clessidre      ruotanti.

 

Tutto qua  tutto là

da inventare  reinventare.

 

Oltre l'oro

... il vuoto.

 

Appunto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL TEMPO

 

mi dicono che il tempo è in vendita

 

in vendita è il tempo?

prezzo di ore giorni vite intere

stabilito con bilancini da eroina

tra paradossi di qualità rigorosamente relative,

un assoluto costretto da paure d'eternità

a vestire abiti finiti e tranquillizzanti

 

il tempo è da regalare 

offrire con un inchino

senz'altro in cambio 

se non il vissuto d'un battito d'ali

fra i suoni di una mano soltanto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL GIOCOLIERE

 

sono uno stanco giocoliere

le sfere di piombo

roteano nelle mie mani trasparenti

ingannando gli occhi altrui e i miei

ma le sculture raccontano

di passaggi rotondi

nessun universo dopo oltre parallelo

solo l'esatta millimetrica corrispondenza

con la sfera d'oro

 

allora l'essenza è nel passaggio

nulla da cercare nulla da trovare

uguali il prima e il dopo

 

finalmente dio è transizione

infinita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A UN SEMAFORO

 

Il tempo,

coacervo di relativi

ostentati come assoluti

mi folgora a un semaforo

svelando al mio quinto occhio

il suo segreto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL MONACO

 

M'inchino ogni volta

al finire dell'opera

sempre stupito

di aver visto mani

mie non mie

forgiare chiavi di vetro

a me sconosciute.

Ormai libero

da un io a soggetto

osservo inerme

il disegno compiersi

e umile percorro

la via segnata

da inesorabili linee.

 

 

Inutile è il monaco

per il villaggio

ai piedi dell'eremo.

 

Forse.

 

 

 

 

 

 

 

 

IL CAPPELLO

 

il cappello

con un gesto assoluto

 volò 

gettato lasciato offerto

 

dissolti in quell'attimo 

i dubbi e le scelte 

il viso s'irraggiò 

di libertà raggiunta

 

così la spada del samurai

sette volte sette affilata

recise pietosa i legamenti

piombando a terra le ginocchia intatte

 

e tutto divenne chiaro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ATTENDO LA PIOGGIA

 

 

m'inginocchio  tra battiti d'allerta

lasciando le energie scorrere al mare

 

e attendo la pioggia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E

 

e lo zafu

gonfio di piume

prese il volo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DODICI NOTE

 

dodici note di vento

forse libeccio

ruotando accompagnano

la mia presunta onestà

 

è un invito al silenzio

all'ascolto di tracce

senza luogo d'amore

 

ormai pagati

i sandali di paglia

attendo la congiunzione

dei respiri immortali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FINALMENTE

 

 

mi chiamavano

con un nome che non era il mio

 

mai ho risposto

 

un giorno

distratto, mi sono voltato

 

mi hanno detto

finalmente! 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I SEGNI

 

i segni chiedono

sguardi fieri

abbandono d'azioni

nessun soggetto

 

così 

l'assoluto equilibrio

si manifesta a noi 

spettatori in attesa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'AGO

 

quando mi offristi

la ciotola colma d'acqua

vidi sul fondo

l'ago

 

tremito di mani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

la freccia è partita

ha volato, ha colpito

 

ma non c'è bersaglio

non c'è arciere

 

solo il vento

muove le foglie degli alberi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA STRADA

 

vorrei comprendere

la serietà di un intorno

impigliato nel finito

 

e averne compassione

 

ma riesco soltanto

a dar forma alla strada

che porta allo specchio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL NIDO

 

due colombacci

grandi di ali

becco rosso

 mi guardano senza stupire

 

le loro ali oscurano la mia saggezza

il loro becco acceca la mia conoscenza

 

io continuo a intrecciare il nido

con pagliuzze d'oro

e fili di rame

senza posa  senza fine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOI IMMORTALI

 

...l'arca è ormai lontana

 

torniamo tranquilli alle nostre case!

nessun diluvio ci attende 

 

folle il capitano

partire così

cieco  solo

senza timone  senz'ancora  senza ragione

non tornerà

no, non tornerà!

 

noi  e

i nostri figli, i nostri genitori, i nostri lavori, i nostri doveri

noi  e

le nostre anime, i nostri cuori, le nostre menti

noi sì

rimarremo coraggiosi qui

a salutare la partenza

 della prossima arca

 

noi  immortali...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NON AMO cortés

 

non amo Cortés

lo so  non c'è differenza

ma non amo Cortés

 

non sono il saggio maestro

di un monastero alto sul tempo

sono un monaco che attende

il gatto tagliato a metà

per passare indenne e salvato

attraverso l'=

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA ZATTERA

 

 

salii  sulla zattera

raggiungendo l'altra riva

 

tornai volando

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OLTRE

 

 

curvo lo sguardo

oltrepassando i contorni

 

e torno a casa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PERCORRERE

 

incomprensibili linguaggi

celebrano senza sosta

l'assoluta realtà del percorso

 

ignorando gli =

che sparsi ovunque

indicano la relatività del percorrere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PERSA LA TENSIONE

 

persa la tensione

di corda legata alla vita

attendo lo strappo

lacerare le carni

 

assenze intorno

nessuna memoria

ami intatti

tutto scivola

 

i colombacci

loro sì

hanno due figli

a cui badare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRIORITA'

 

è consuetudine che

decretata da piccole paure

la sequenza di sottomissione

fissi le priorità del vivere

in ordine decrescente

d'obbedienza

 

solo il nostro eroe

potrà esigere

l'esatto succedersi

del rispetto dovuto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TSUNAMI

 

quando lo tsunami arriverà

a pennellare i nostri occhi ansiosi

 

si alzerà la polvere

dallo specchio rimasto senz'anima

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN PO' D'ACQUA

 

 

m'inchino  a fatica

 

solo sguardi

per i miei figli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TUTTO E'

 

tutto è in equilibrio

 

il vuoto banalizza le domande

l'eco sottolinea le assenze

e lo specchio riflette lo specchio

moltiplicando all'infinito la mia impotenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SE AVESSIMO ALI

 

se avessimo ali

magiche per volare

alti sul mondo

 

mille fiori

vedremo brillare  

in attesa di noi coraggiosi

 

coglierne uno soltanto

sarà come invocare

primavere lontane

 

il dòmino dei dubbi

 cadrà allora 

sui nostri occhi ricolmi di nulla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL SUONO DEL VENTO

 

per quante vite

ho inseguito e inseguirò

il suono del vento

 

oggi

si è fermato

tra le mie preghiere

 

portando con sé 

il silenzio

di un monastero lontano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SANPAI

 

sento appoggiarsi

sulla spalla destra

la spada del mio samurai

come kyōsaku

in mano al jikidō

 

reclino la testa

per ricevere il colpo

 

sanpai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UNO  MILLE  NESSUNO

 

 

esaurita l'inerzia

delle vite passate

e di quelle a venire

 

m'appresto a concludere

i miei mille respiri

 

atteso da sempre 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Shoun

 

"Ho vissuto la mia vita come meglio potevo

facendo la mia strada in questo mondo.

Ora la pioggia è cessata, le nubi sono scomparse,

il cielo azzurro ha una luna piena."

 

Shoun, maestro Zen

 

 

 

 

 

 

Una storia povera

(2016 - 2018)