I Tre Alberi
Come tante altre volte, passeggiata fino alle due
querce.
Giornata fredda, vento siberiano, sole.
Il luogo è davvero magico, silenzio, davanti la
vallata di Castagnole.
Sotto le querce tre alberi, un olivo, un fico, un
cachi.
Mi siedo sotto il cachi, pochi frutti rimasti, alti,
gli altri li ho mangiati io, davvero buoni.
Non c’è vento, mi tolgo giacca e sciarpa.
Dopo un po’ mi corico a terra, forse mi assopisco.
Mi svegliano un rumore sordo sul terreno e un cane
che abbaia.
Un gregge, centinaia di pecore con gli agnellini,
bellissime, mi stanno passando accanto.
Qualcuna si ferma davanti a me, mi guarda per un
attimo poi prosegue.
Quattro cani, tre pastori, uno di loro mi fa un
cenno con la mano, rispondo.
Solo adesso mi accorgo della ragazza seduta sotto
l’olivo.
Giaccone, sciarpa colorata, scarponi da montagna.
Chissà da quando è lì, non ho più la vista laterale
per via del glaucoma.
Mi chiede: “Sei pronto?”
Non capisco: “Pronto per cosa?”
“Per andare.” E si alza.
E’ giovane, ha un’aria famigliare, mi alzo e faccio
per prendere giacca e sciarpa.
“Quelle non ti serviranno.”
Le lascio e la seguo.
“Però, almeno la giacca, con questo freddo.”
Mi volto.
Sotto il cachi ci sono io, coricato a terra, al mio
fianco la giacca e la sciarpa.
In lontananza, il gregge.