Nagarjuna

 

 

Io vedo una stella.

La stella esiste? No.

Io che vedo la stella, esisto? No.

Allora chi vede la stella? Nessuno.

Nulla ha esistenza in sé, tutto esiste solo in dipendenza da qualcos’altro, in relazione a qualcos’altro.

Questa mancanza di essenza propria è vacuità,sunyata”.

Tutte le cose sono vuote nel senso che non hanno realtà autonoma.

Tutto esiste solo grazie a, in funzione di, rispetto a, dalla prospettiva di qualcos’altro.

Vi sono due livelli: la realtà convenzionale, apparente, illusoria, e la realtà ultima.

L’esistenza quotidiana può essere vissuta, sperimentata, esplorata ma non ha senso cercarne il sostrato ultimo.

La realtà ultima, l’essenza, è assenza, vacuità.

Samsara e Nirvana sono la stessa cosa: entrambi vuoti, non esistenti.

Allora l’unica realtà reale è la vacuità? No.

Anche la vacuità è vuota di essenza, esiste solo in dipendenza da altro.

La vacuità è vuota! 

 

 

Il sole sta tramontando.

Lo guardo, seduto sulla panca di legno appoggiata al muro della mia casa.

Il sole esiste?

Io che lo guardo, esisto?

Nagarjuna, diciotto secoli fa, mi parlava di fisica quantistica e io, monaco Mahāyāna, lo ascoltavo in silenzio.

Sì, il sole esiste ma solo nel momento in cui io, osservatore, ne collasso l’esistenza con il mio sguardo.

Sì, io osservatore esisto ma solo nel momento in cui entro in interdipendenza con il sole, l’oggetto da me osservato.

Ma l'esistere mio e del sole è assoggettato alla legge dell'impermanenza: entrambi siamo nati ed entrambi moriremo in questa realtà illusoria.

No, il sole non esiste realmente.

No, io non esisto realmente.

Entrambi esistiamo solo illusoriamente.

 

Nell’assenza di ogni assoluto risiede il senso della vita, della mia e dell'altrui vita.