I due quadri
Nella grande stanza
il funzionario mi chiede cosa so fare
mi avete chiamato voi, ditemi voi cosa volete da me
silenzio
il funzionario esce
ritorna con un grande quadro
cornice in legno, tela grigia, nessun dipinto
cerca di appenderlo alla parete, è troppo grande, troppo pesante
ri-esce
ritorna con un quadro più piccolo
stessa cornice, stessa tela grigia, nessun dipinto
ma il punto in cui dovrebbe appenderlo è posizionato troppo in alto
torna a chiedermi, come se adesso avessi capito
lei cosa sa fare?
ho capito
allargo le braccia, mani tese, palmo rivolto in giù
con calma e tranquillità - è ciò che so fare, che ho fatto da sempre - le abbasso
contemporaneamente mi sollevo da terra, non ho più peso, la gravità non esiste più per me, non è mai esistita
dall'alto guardo il funzionario
è soddisfatto
adesso so cosa devo fare
una piattaforma in mezzo all'oceano con un alto traliccio nel mezzo
mi arrampico fino in cima, scortato da un tecnico, salgo sull'ultima barra orizzontale
chiedo all'addetto di trattenermi per i fianchi mentre mi sporgo e guardo in giù i flutti divenire sempre più minacciosi
poi allargo le braccia e mi stacco dal traliccio
lascio che la grande onda di Kanagawa sfiori il mio volo d'angelo
e proseguo fino alla profonda vallata contornata dalle alte montagne dove scorgo la mia casa da sempre in attesa
in quel preciso istante
sui due quadri nudi da me appesi nella stanza del funzionario
compaiono i dipinti che io stesso avevo acquerellato così tanto tempo fa da non conservarne più alcuna memoria
apro la porta, sono a casa.