Le Ultabati sono le Singing Bowls di più grandi
              dimensioni ad oggi pervenuteci. Rappresentano formalmente la “Via
              del Monaco”, imponenti e maestose, lasciano l'osservatore stupito,
              ammirato e quasi intimorito di fronte alla loro bellezza. I loro
              diametri non sono quasi mai inferiori a 22cm (si situano
              normalmente fra 28 e 30cm) mentre le loro altezze possono
              raggiungere i 18cm. Hanno corpo con martellature evidenziate a
              macchia di leopardo o rivestito da una laccatura nera, labbro
              pronunciato e rivolto verso l'esterno, il che simboleggia la
              generosità del Maestro nel dispensare la propria saggezza a
              beneficio degli allievi, specie se trattasi del proprio Maestro
              Interiore che dialoga con la parte umana, terrena e mortale di sé,
              offrendo al senso interno della memoria gli strumenti necessari
              per ricordare qual è la soluzione del Koan dell’esistenza. Il loro
              groundtone può posizionarsi addirittura in prima ottava ma in
              genere staziona intorno a 80-110Hz. Si tratta di Singing Bowls
              molto profonde, intense e ricche energeticamente, spesso
              appartenute a Maestri o Lama e giunte a noi in ottimo stato di
              conservazione, segno della loro innegabile preziosità e
              importanza. Il modo migliore per onorarne le potenzialità è il
              colpo, da portare con un battente in legno semiduro rivestito da
              almeno tre strati di feltro, affinché possano venire esaltate le
              profonde vibrazioni in esse contenute e nondimeno, per rispettare
              il detto di un vecchio Lama Tibetano: "Un colpo solo, altro non
              serve". Qualora però si desiderasse agire a rotazione, si
              consiglia un battente rivestito da pelle molto ruvida, in questo
              modo si produrranno dei sotto-toni per così dire “tellurici”,
              quasi si volessero sondare profondità impossibili da raggiungere
              dalla mente umana.