Il centro

 

   

Centro di salute mentale

stanze accavallate l'una sull'altra

nessuna indicazione, nessun cartello, un labirinto

 

da una delle stanze provengono voci approssimate, confuse, vacue

entro

e mi trovo proiettato indietro di quarant'anni

 

riconosco una donna

non ricordo il suo nome, forse Maria, forse Lucia

però ricordo bene il suo maglione rossiccio, sformato e un po' logoro

ricordo anche i suoi racconti di elettroshock, di bagni bollenti e poi gelati, di camicie di forza

 

allora ero nell'OP di Collegno

oggi sono qui, nel bel mezzo di una seduta di psicoterapia di gruppo

dove io pensavo di chiedere di poter entrare perché sì, ho una personalità psicopatica dissociata e ho bisogno d'aiuto

 

un ragno non pietoso ma compassionevole

mi sfiora gli occhi invitandomi a guardare oltre la ragnatela che aveva tessuto per proteggermi

la psichiatra non c'era, il telefono si era ammutolito, il mio medico era in vacanza, l'algoritmo stava lavorando

 

sono troppo vecchio e matto

per credere ancora alla casualità degli eventi e alla loro imprevedibilità

io osservatore provoco la figura d'interferenza che i fotoni disegnano sulla lastra posta dopo la fessura

se io non ci fossi o se non guardassi, i fotoni passerebbero indenni e salvati senza nemmeno pensarci a disegnare alcunché

 

io, insieme a tutti i me stesso, abbiamo ideato, progettato, costruito e poi avviato l'algoritmo

che doveva avere come risultato finale ciò che sarebbe stato meglio per tutti noi

il risultato si è prodotto: il mio dito medio si è alzato

così doveva essere

così è stato.