Io sono

 

 

Immaginate che il Nous, per avere consapevolezza di sé e da ciò ricavarne nutrimento, crei uno specchio -solo il Nous è, tutto il resto non è-.

Quando -anche il tempo non è- il Nous per osservarsi si porrà di fronte allo specchio, questo, non essendo in grado di sostenere l’insostenibile, esploderà proiettando sé stesso in una miriade di frammenti: si origineranno così quelle innumerevoli possibilità di conoscenza che costituiranno i Mondi e gli Universi -lo specchio è un ologramma e in quanto tale ogni sua più piccola parte contiene le informazioni di ciò che vi si era specchiato prima della rottura, ovvero il Nous-.

Una miriade di essenze noumeniche precipiterà nel mondo fenomenico assumendo forme in grado di ospitare quel processo di autoconoscenza che seguendo la freccia della complessità offrirà al Nous, come valore aggiunto, la sostanza indispensabile al suo proprio esistere -questo è quanto ci suggerisce il simbolo dell'uroboro-.

 

Noi siamo una di queste forme-ponte, ciascuna composta, secondo le dottrine ermetiche, da una memoria di realtà reale -attrattore- a cui si sono unite memorie di esperienze non portate a compimento nei mondi della realtà virtuale -personalità d’anima-.

La formazione di tale ensemble avviene mediante la scelta, per affinità reciproche e per massima probabilità di successo, dei singoli componenti l’orchestra, i quali, amalgamandosi tra di loro, valorizzando le proprie competenze, esprimendo appieno le proprie potenzialità, dovrebbero riuscire a suonare non più ciascuno per proprio conto il proprio strumento ma generare un’armonia di suoni dove i violini, le trombe, i flauti, le percussioni formino un tutt’uno, il cui grado di complessità risulti maggiore della somma delle singole parti.

Vi saranno maschili, femminili, giovani, anziani, allievi e ancora dominanti, secondari, in formazione, mediamente una dozzina di componenti giunti da un tempo non lineare e da uno spazio dove non hanno potuto, o voluto, esaurire e concludere il loro contratto.

Per nulla facile sarà dare a ognuno la possibilità di manifestare e attuare il proprio irrisolto utilizzando nel rispetto delle altrui espressività gli strumenti in suo possesso ma questo è il compito che una forma-ponte dovrebbe essere in grado di portare a termine nel corso di un’unica esistenza senza dover necessariamente ricorrere a successive reincarnazioni.

 

-) Sono un vecchio clochard, sopravvivo grazie agli sprechi prodotti da un megalopoli distopica che fortunatamente non si accorge della mia esistenza.

-) Sono un matto ricoverato fin da bambino nel reparto psicotici di un ospedale psichiatrico, non sono pericoloso, sono solo pazzo.

-) Sono un ingegnere e lavoro in una centrale dove si produce energia partendo dall’acqua, so scomporne e ricomporne la molecola per ricavare quanto serve a soddisfare i bisogni energetici della città in cui vivo.

-) Sono un giovane apprendista alchimista, allievo del mio maestro da cui sto imparando le prime tecniche di manipolazione dei costituenti la sostanza delle cose.

-) Sono un artista visionario e ahimè indigente, i miei lavori si accumulano uno sull’altro nello studio-laboratorio in cui vivo, non amo gallerie, mostre, esposizioni.

-) Sono una strega accusata di vampirismo e arsa sul rogo da un inquisitore ottuso, spietato e lui sì, diabolico.

-) Sono un mentitore, per nulla rispettoso della verità che considero noiosa, autoreferenziale, asservita al potere, sorta di caramella appiccicosa avviluppata con la scrocchiante carta dell’onestà e della rettitudine.

-) Sono un monaco eremita, dedito alla contemplazione, alla meditazione, all’ascetismo, un po’ incazzato perché ‘sto benedetto nirvana sembra non abbia alcuna intenzione di manifestarsi.

-) Sono un artigiano che lavora il legno e i metalli usando soprattutto le mani per dare forma a strumenti che altri, non io, utilizzeranno.

-) Sono una sacerdotessa tantrica, sono stata cacciata dal tempio perché mi sono innamorata di un mio allievo: non amerò più.

-) Sono l’AD di una grande azienda, so fare bene il mio lavoro, ne ho riscontri non solo in termini economici ma anche di rispetto, considerazione, stima.

-) Sono un maestro spirituale ma amo essere definito un iniziato in quanto depositario di antichi segreti e di rituali magici con cui esercito il mio potere sulla realtà fenomenica: uso queste conoscenze per accrescere la mia influenza su una pletora di discepoli inconsapevoli che costituiscono il nutrimento del mio ego ipertrofico e che via via asservo all'entità che mi ha concesso tali facoltà.

-) Sono un’indigena, moglie del capo tribù: quando arrivarono i conquistatori, per dimostrare che loro erano forti, che tutto potevano e che noi eravamo niente, gettarono da una torre mio marito e i miei figli, fu allora che giurai a me stessa che mi sarei vendicata.

-) Sono uno che non ama, che non ha compassione, che non prova empatia, indifferente al dolore altrui, misantropo, senza affetti né amicizie, inutile al mondo.

-) Sono uno sciamano himalayano bonpo, intermediario tra il mondo delle divinità e quello degli uomini, uso povere ciotole come strumenti archetipali che mi permettono di ristabilire e di mantenere quegli equilibri che regolano la vita materiale e spirituale della mia gente.

 

Io sono tutto questo e non sono tutto questo.

 

Io sono, ma non ricordo di essere.